Il tragico incidente di Brandizzo, costato la vita a 3 tecnici manutentori della rete ferroviaria la notte del 31 agosto 2023, appare ai nostri occhi come un macigno che si frappone rispetto all’obiettivo di garantire condizioni di sicurezza e prevenzione degli infortuni e delle morti sul lavoro; rimane infatti assolutamente insopportabile la semplice idea che si possa perdere la vita mentre si è al lavoro o a causa del lavoro che si sta svolgendo. Immancabilmente, a seguito di tali avvenimenti, si è scatenato il solito coro pronto a richiedere interventi di stampo giustizialista, che vanno dalla introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro alla istituzione di una procura nazionale del lavoro. A parte la difficile concreta realizzabilità di quest’ultima proposta, nell’ordinamento giuridico del nostro Paese sono già presenti da molto tempo delle norme molto stringenti in materia, sia in ambito penale che in ambito civile, oltre al complesso quadro normativo di settore rappresentato dal Decreto legislativo n. 81/2008. Lo ha recentemente ricordato il vice-ministro della Giustizia Sisto, il quale ha spostato il tiro sulla dimensione che allo stato attuale sembra offrire ampi spazi di miglioramento per la efficacia della sicurezza sul lavoro, ovvero la prevenzione, e le cui riflessioni meritano per questo l’approfondimento necessario in tutte le sedi, con l’auspicio che le sue proposte possano trasformarsi presto nelle necessarie innovazioni normative.
Il vice-ministro Sisto ha opportunamente ricordato la gerarchia delle fonti da cui discendono gli obblighi per le imprese in materia di sicurezza sul lavoro. Come già detto, oltre a quanto previsto dal codice civile e dal codice penale in materia di responsabilità, la legge n. 231/2000 obbliga le imprese a dotarsi degli strumenti necessari per assicurare tale obiettivo all’interno del loro assetto organizzativo, mentre il già menzionato decreto legislativo n. 81/2008 ed i conseguenti accordi Stato-Regione, definiscono il quadro tecnico di riferimento unitamente agli obblighi in materia di formazione, informazione e addestramento dei lavoratori, in relazione alla sicurezza sul lavoro e ai rischi per la loro salute. Esiste dunque un complesso sistema di regole, la cui attuazione corretta è decisiva per garantire efficacemente prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, come decisivi e doverosi sono i controlli previsti. Oltre a tutto questo, si rende necessario che proprio la obiettiva complessità del quadro normativo, a volte sconfinante nella farraginosità degli adempimenti per cui c’è spesso qualche carta che non è a posto, non generi nei datori di lavoro la percezione che la sicurezza sia solo un fastidioso obbligo burocratico da assicurare mediante la produzione di carte, o peggio ancora solo un costo di produzione sul quale occorre assolutamente risparmiare, come fosse un materiale qualsiasi.
In questo contesto, appaiono quindi di assoluto buon senso le seguenti proposte. Innanzitutto introdurre un sistema di defiscalizzazione per i costi della sicurezza per consentire alla imprese, a tutte le imprese, di dotarsi effettivamente di tutti gli strumenti necessari a garantire le condizioni di sicurezza sul lavoro evocate dai documenti di valutazione del rischio e dai protocolli di sorveglianza sanitaria, come ad esempio i dispositivi di protezione e gli esami medici. La prospettiva del beneficio fiscale incentiverebbe questo processo, il cui costo per la collettività sarebbe compensato dalla minore spesa per infortuni, risarcimenti del danno, giorni di malattia. Inoltre sarebbe fondamentale rivedere il sistema della formazione dei lavoratori, da articolarsi in due livelli tra loro complementari: un primo livello di formazione generale orientata per mansione (sul modello delle scuole edili) da affidarsi al sistema della formazione professionale regionale, propedeutico alla assunzione e sempre spendibile dal lavoratore nel corso della sua carriera; il secondo, di formazione sulle specifiche tecniche e procedurali dell’azienda, di competenza obbligatoria per il datore di lavoro. Infine, elemento strettamente correlato ai punti precedenti, vi è la necessità di introdurre in ogni settore tutte le tecnologie più avanzate per ridurre lo spazio della imprevedibilità e dell’errore umano, che dalle prime notizie filtrate, potrebbe essere stato decisivo anche per la tragedia Brandizzo.