Il recente incontro del neo Commissario Straordinario della ASL Lecce, Avv. Stefano Rossi, con i segretari provinciali delle tre confederazioni sindacali, CGIL CISL e UIL, ha giustamente riacceso speranze e aspettative rispetto ad uno dei problemi sanitari vissuti con maggiore sofferenza dai cittadini, ovvero la difficoltà di accedere alle prestazioni ambulatoriali a causa delle lunghe liste di attesa.
I resoconti giornalistici hanno ben evidenziato come, in effetti, il sistema pubblico disponga di numerosi strumenti per garantire un accesso nei tempi previsti rispetto alla priorità clinica delle richieste. Tali strumenti spaziano dal controllo di appropriatezza clinica delle richieste, alla attivazione di meccanismi libero-professionali interni alle strutture sanitarie pubbliche per aumentarne la capacità di risposta, alla presa in carico delle richieste per fare in modo che il cittadino possa avere in tempi ragionevoli un appuntamento per la sua prestazione.
In realtà si tratta di meccanismi già sperimentati, che però in questo momento non riescono ad accorciare le liste di attesa, rese ancora più pesanti dagli effetti della pandemia. È noto, infatti, che il blocco delle prestazioni ordinarie determinatosi in epoca Covid ha prodotto un accumulo di circa il 40% di prestazioni sul sistema, rendendo il tutto ancora più difficile. Le risorse economiche straordinarie stanziate dal Governo con il c.d. Decreto “Agosto” del 2020, con l’obiettivo di sostenere il massiccio sforzo del servizio sanitario, sono state esaurite soprattutto per fare fronte allo sforzo straordinario della campagna vaccinale e all’aumentato carico di lavoro nei reparti di degenza Covid. Ed anche oggi, se pure si utilizzassero gli strumenti suddetti, l’utilizzo dell’Ospedale per ridurre le liste di attesa sarebbe del tutto improponibile.
Troppo grave la carenza di personale medico, aggravata dalla recente disposizione regionale che obbliga i medici ospedalieri a coprire turni di guardia in pronto soccorso. Impossibile pensare di impegnare ulteriormente i medici ospedalieri, anche a fronte di incentivi economici, senza impattare sui turni di lavoro e sui riposi obbligatori per legge. Sia di monito in questo senso la tragica scomparsa del Dr. Buccolieri, morto di infarto a 61 anni nell’ospedale di Manduria con il camice addosso, dopo un numero imprecisato di ore di servizio.
E allora, per strutturare una risposta sostenibile alle liste di attesa, non resta che rivolgersi al sistema territoriale con i suoi poliambulatori specialistici e gli studi dei medici di medicina generale, oltre che alle strutture private accreditate. Il territorio dovrebbe gestire tutto il blocco delle prestazioni correlate con le cronicità (ad esempio visite cardiologiche, ecg, ecografie generali e cardiache, visite oculistiche, spirometrie, ecc.), ovvero prestazioni a favore di pazienti cronici, il cui fabbisogno è prevedibile e programmabile.
A tale proposito, occorre ricordare che la pandemia non ha ancora reso possibile avviare il progetto regionale approvato e finanziato a fine 2019 che prevedeva il coinvolgimento diretto dei medici di famiglia e delle strutture distrettuali per gestire le prestazioni a favore dei pazienti affetti da cronicità. Forse sarebbe il caso di rimettere in pista quel progetto e renderlo pienamente operativo.
Anche le strutture private accreditate potrebbero fornire un importante contributo alla soluzione del problema, come ad esempio garantire alcune prestazioni con tecnologie di medio peso a favore dei cronici nell’ambito del progetto sulle cronicità (es. ecografie cardiache), oppure garantire prestazioni che il circuito ospedaliero pubblico non riesce ad erogare, ad esempio quelle di endoscopia digestiva, magari togliendo ai privati quelle prestazioni che il pubblico riesce meglio ad assicurare (di fatto operando una modifica contrattuale ad iso-risorse), oppure offrendo prestazioni di diagnostica strumentale a tariffe scontate in presenza di economie di bilancio, gestibili legittimamente da parte delle Aziende sanitarie.
Non c’è più tempo per i libri dei sogni, ma è ormai il tempo di interventi immediati e concretamente sostenibili.