Con la firma del 20 gennaio scorso è stata finalmente siglata l’ipotesi di Accordo per la nuova Convenzione nazionale della Medicina Generale relativa al triennio 2016-2018. Si tratta di un Accordo molto atteso, che non soltanto mette fine ad un vuoto normativo durato troppo a lungo, ma che soprattutto contribuisce a creare condizioni per sviluppare una nuova organizzazione sanitaria sul territorio nel solco tracciato dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
La “Missione Salute” del PNRR, infatti, intende potenziare la sanità territoriale valorizzando dimensioni come la prossimità delle cure, il cui sviluppo necessita di una nuova organizzazione della medicina generale. A questo proposito, è importante sottolineare che l’Accordo appena firmato introduce il cosiddetto “ruolo unico” del medico di assistenza primaria, ovvero mette sullo stesso piano contrattuale la funzione ambulatoriale a favore dei propri assistiti, e la funzione di continuità assistenziale, che garantisce l’assistenza primaria nei giorni festivi e nelle fasce orarie prefestive e notturne. Con il ruolo unico di assistenza primaria è adesso possibile dare vita a nuove forme strutturate di medicina generale in grado di garantire assistenza primaria per 24 ore al giorno e per 7 giorni a settimana.
Si tratta delle cosiddette AFT (aggregazioni funzionali territoriali), cioè associazioni costituite da medici collocati in spazi fisici ben definiti, con una distribuzione per bacini di utenza di 30.000 abitanti. Queste aggregazioni dovranno integrarsi con gli altri livelli professionali del territorio, quali specialisti ambulatoriali, infermieri, ostetriche, fisioterapisti, assistenti sociali, per dare vita ad ulteriori livelli di aggregazione, questa volta di tipo multi-professionale, le UCCP ovvero unità complesse di cure primarie. Finalmente, quindi, dopo anni di attesa, la nuova convenzione nazionale mette in pista le forme di aggregazione professionale, le AFT e le UCCP, con le quali dare vita ad una organizzazione sanitaria sul territorio basata sulla prossimità delle cure, cioè realmente vicina al cittadino e ai suoi bisogni.
Questo nuovo paradigma fissato nell’Accordo nazionale dovrà essere declinato negli Accordi regionali per poter essere concretamente trasformato in atti di programmazione: dobbiamo cioè aspettarci che nei territori regionali sia programmata la rete delle UCCP che andranno a popolare le nuove strutture di prossimità previste dal PNRR, ossia la rete delle case della comunità il cui prototipo pugliese è rappresentato dai PTA (presidi territoriali di assistenza); dobbiamo aspettarci che nei distretti socio-sanitari si costituiscano le AFT per assicurare la effettiva presa in carico dei cittadini, soprattutto delle fasce affette da cronicità, fragilità, poli-patologia. Questo disegno troverà la sua cornice nel decreto ministeriale, atteso entro aprile 2022, che fisserà i nuovi standard di servizi e strutture validi per l’intero territorio nazionale, così da superare la attuale frammentazione dei modelli regionali e conferire omogeneità di servizio a livello nazionale.
Dopo anni difficili, in cui la pandemia ne ha mostrato tutti i limiti, il territorio diventa finalmente un grande cantiere, grazie alla possibilità di usufruire di investimenti straordinari e di riforme di sistema. Il nuovo Accordo nazionale della medicina generale appena firmato si inserisce in questo contesto e offre nuove opportunità per contribuire ad affermare un nuovo modello organizzativo basato sulla sanità di iniziativa e di prossimità, ovvero l’obiettivo sul quale si gioca la tenuta del servizio sanitario nazionale nei prossimi anni.