I provvedimenti urgenti in materia di sanità annunciati nei giorni scorsi dall’assessore regionale alla salute, Rocco Palese, sono la conseguenza della attuale difficile condizione del servizio sanitario pugliese, sempre più in affanno tra carenza di medici, intasamento dei servizi di pronto soccorso, disallineamento tra domanda di assistenza sul territorio e disponibilità dello stesso a garantire in tempo reale la presa in carico dei pazienti, ed altro ancora.
In questo quadro molto complicato, la giunta regionale pugliese ha finalmente iniziato ad affrontare alcuni nodi del sistema adottando un importante provvedimento di incremento dei posti letto della rete ospedaliera dell’ordine di circa mille posti in più. In questo provvedimento vale la pena di sottolineare due importanti aspetti annunciati dall’assessore, più volte sollecitati in varie occasioni, ovvero l’avvenuta introduzione di posti letto della disciplina di medicina e chirurgia di accettazione e di urgenza nei Pronto soccorsi dei principali ospedali, sedi di DEA di primo e secondo livello, e l’aumento dei posti letto di lungodegenza e riabilitazione, finora evidentemente sottodimensionati rispetto allo standard previsto dal DM n. 70/2015.
Questi provvedimenti saranno realmente utili se contribuiranno a raggiungere i seguenti due obiettivi, speculari e strategici al tempo stesso: da una parte, fare emergere l’attività assistenziale effettuata dai servizi di Pronto Soccorso che potranno così dimettere ufficialmente pazienti dopo un vero e proprio ricovero, caratterizzato da un DRG e quindi con un valore certo di risorse utilizzate, senza più il bisogno di dedicare intere giornate alla ricerca di posti letto per acuti mentre i pazienti rimangono in una condizione di precarietà assistenziale, magari su una barella, con tutti i rischi del caso; dall’altra parte, rendere disponibili setting di post-acuzie dove poter trasferire pazienti che hanno superato la fase acutissima o acuta della malattia e che possono essere seguiti con un approccio più orientato alla stabilizzazione e al recupero, ma sempre all’interno di un contesto ospedaliero e non, come oggi succede, all’interno di un contesto residenziale non ospedaliero nel quale il paziente è costretto a trasferirsi per mancanza di alternative pagando anche la retta giornaliera di degenza.
Provvedimenti quindi sacrosanti e benvenuti, nonostante già sappiamo che la condizione di carenza medica ne renderà difficile la concreta attuazione: nell’immediato futuro se ne potrà valutare il peso in termini di concreta efficacia e quindi di reale impatto sul funzionamento quotidiano della rete ospedaliera, anche conoscendone più nel dettaglio i contenuti tecnico-amministrativi.
Certamente essi rappresentano l’inizio di una buona cura per la sanità pugliese, ma risulteranno inefficaci se non saranno al più presto accompagnati da ulteriori provvedimenti capaci di incidere sulla capacità di presa in carico da parte del sistema, riferibili alla attuazione del DM n. 77/2022 e quindi alla realizzazione di standard e servizi della sanità territoriale. In particolare, occorre dare sollecitamente un decisivo impulso alle cure domiciliari su tutto il territorio regionale, mediante la definizione di un fabbisogno per ogni provincia e di criteri trasparenti per l’affidamento dei servizi, così da raddoppiare quasi la percentuale di pazienti presi in carico, che, secondo gli obiettivi PNRR, deve raggiungere il 10% della popolazione ultra 65enne entro il 2026.
Su questo tema la regione Puglia dispone dei finanziamenti del PNRR unitamente ai finanziamenti su telemedicina e sanità digitale. Queste progettualità, ovvero le cure domiciliari e la telemedicina, se concretamente attuate, saranno un fattore decisivo per il salto di qualità della sanità pugliese anche grazie al potenziale supporto del privato accreditato che potrà garantire un recupero di flessibilità e di efficienza. Questi servizi consentiranno infatti di gestire attivamente al domicilio la salute dei pazienti fragili, cronici e poli-patologici così da trattarne tempestivamente complicanze e riacutizzazioni, che sono la causa principale dell’elevato ricorso alle strutture ospedaliere, ovvero la principale fonte di quel circolo vizioso che oggi soffoca il sistema dell’assistenza.